1. Sono comprese nella definizione di altra economia, intesa come diversa e alternativa a quella oggi dominante, tutte le attività economiche che non perseguono le finalità del sistema economico di natura capitalistica e di ispirazione liberista o neo liberista. In particolare sono da essa rifiutati gli obiettivi di crescita, di sviluppo e di espansione illimitati, il perseguimento del profitto ad ogni costo, l’utilizzazione delle persone da parte dei meccanismi economici e nel solo interesse di altre persone, il mancato rispetto dei diritti umani, della natura e delle sue esigenze di riproduzione delle risorse.
2. Le attività di altra economia perseguono il soddisfacimento delle necessità fondamentali e il maggior benessere possibile per il maggior numero di persone, sono dirette all’affermazione di principi di solidarietà e di giustizia, hanno come finalità primaria la valorizzazione delle capacità di tutti. Sono comprese in questa definizione anche le attività che prevedono la parziale o graduale uscita dal sistema economico dominante e le sperimentazioni di stili e modelli completamente nuovi di vita sociale, di redistribuzione delle risorse, di produzione e scambio, di uso corretto di oggetti non dannosi per le persone e la natura. Le attività dell’altra economia considerano in modo paritetico le iniziative avviate in tutto il mondo, ma attribuiscono particolare attenzione a quanto viene realizzato “nei Sud”, in modo da contribuire a compensare il più rapidamente possibile gli squilibri oggi esistenti.
3. L’altra economia considera la eco-compatibilità una condizione essenziale per il suo operare. Devono essere previste attività destinate a recuperare e a ricostituire le risorse della terra già fortemente intaccate nelle loro capacità di riproduzione, mentre la salvaguardia dei meccanismi biologici e l’uso di risorse, specie energetiche, riproducibili, sarà considerato un obiettivo assolutamente prioritario. Centrali saranno le ricerche e la progettazione di prodotti che sempre meno incidano sull’uso delle risorse naturali essenziali, terra, acqua e aria per prime, e che promuovano l’utilizzo di risorse energetiche rinnovabili. Tra le priorità sarà anche inclusa la riprogettazione di tutti i prodotti ad alto impatto ambientale, a partire dai cosiddetti prodotti “usa e getta”.
4. Le “imprese” dell’altra economia, costituite in forme già note o di nuova concezione, si pongono in atteggiamento cooperativo e solidale tra loro. Sono orientate alla creazione di lavoro qualificato ed equamente retribuito, perseguono il miglioramento della qualità dei prodotti secondo criteri di eco-compatibilità. Tutto il maggior valore creato, in quanto contributo delle capacità umane usate nelle produzioni e nei servizi, viene reinvestito nelle attività di economia alternativa.
5. I contributi dati al sistema produttivo con caratteristiche fortemente e radicalmente innovative comprendono anche un ruolo dell’individuo come consumatore molto diverso da quello attuale, incentrato sulla sobrietà nei consumi, precondizione necessaria per una redistribuzione più equa delle risorse, e che consenta a tutti di consumare in modo attivo, consapevole e responsabile, al fine di favorire ed accelerare la transizione all’altra economia, anche privilegiando la categoria dell’utilizzo rispetto a quella della proprietà. Le scelte di acquisto e di uso dei prodotti e dei servizi devono essere basate su una conoscenza approfondita delle caratteristiche qualitative e dei costi reali, degli eventuali danni alla salute personale e familiare, all’ambiente e alle popolazioni. I consumatori devono essere messi in grado di valutare i comportamenti delle aziende produttrici per quanto riguarda il rispetto dell’ambiente, dei diritti umani, civili, sociali e sindacali delle persone e delle comunità. I consumatori che aderiscono all’altra economia devono considerarsi responsabili delle loro scelte e di quanto viene deciso in tale ambito.
6. Le relazioni tra persone e entità economiche all’interno dell’altra economia devono essere improntate a principi di reciprocità, pariteticità, cooperazione e solidarietà, in modo che le logiche economiche ne risultino mutate in profondità e i rapporti tra persone siano sempre prevalenti sulle logiche di produzione, di scambio e di uso delle risorse.
7. Le attività economiche rispondenti a modelli alternativi a quello oggi dominante devono rispettare norme di trasparenza, devono assicurare la massima inclusione e partecipazione, devono garantire ai livelli più alti la responsabilizzazione delle persone impegnate nella produzione e nello scambio. Le regole di ispirazione democratica devono essere considerate il livello minimo necessario da rispettare, mentre devono essere perseguite e applicate norme di valore superiore che garantiscono il massimo consenso e la massima partecipazione dei soggetti coinvolti.
8. L’altra economia intende promuovere le economie e i prodotti locali, che sviluppino tecnologie e filiere produttive adeguate ai luoghi e alle loro risorse, in una logica di relazioni improntate allo scambio solidale, anche ricorrendo a strumenti come le monete locali; stimolare valori comunitari che permettano la valorizzazione collettiva del patrimonio naturale e umano di ogni territorio; sostenere la moltiplicazione di relazioni di scambio tra culture, di prodotti locali e biologici, di saperi tradizionali e avanzati.
9. L’altra economia ha come obiettivo una strategia di rete che mantenga in contatto le singole esperienze e permetta a tutti i “nodi” di essere informati, di comunicare tra loro e di collegarsi con le attività che si svolgono in altri luoghi. Specie nelle sue fasi iniziali, la creazione di entità di altra economia avrà forti caratteri di esperimento. Ogni nuova sperimentazione in corso avrà molto da imparare e molto da insegnare ad altre iniziative in via di decollo. Inoltre i vari luoghi dove emergono esperienze analoghe dovranno al più presto aumentare gli interscambi di prodotti, per favorire l’abbassamento dei costi di produzione e dei prezzi di vendita.
10. Le prime reti di economia solidale hanno già iniziato a organizzarsi in “distretti” che puntano a moltiplicare gli interscambi di esperienze e di prodotti e servizi. L’obiettivo è quello di aumentare continuamente la fascia di attività e di usi che rispettano i principi dell’altra economia, integrandoli tra loro e moltiplicando le possibilità di inserzioni e di connessioni. Si deve tendere ad ogni possibile nuova diffusione sui territori anche non contigui, moltiplicando in particolare i collegamenti con esperienze estere.
11. Anche all’interno dell’altra economia è utile impiegare marchi di garanzia e certificazioni che contraddistinguano le attività basate su principi alternativi a quelli dominanti. Il loro scopo è ben diverso da quello di marchi, brevetti, certificazioni ed altre forme di proprietà intellettuale in uso nell’economia dominante, poiché non sono oggetto di compravendita e di diritti di esclusiva, ma servono, specie nelle fasi iniziali e di sperimentazione, a far subito comprendere a chi si avvicina alle nuove esperienze che si devono rispettare principi e norme ben diversi da quelli correntemente in uso nei paesi a economia di mercato e con principi liberisti. E’ tuttavia utile farli impiegare solo da iniziative che hanno già dimostrato in qualche misura di aver compreso lo spirito dei modelli alternativi e che intendono continuare a rispettare le nuove modalità di funzionamento. Anche le certificazioni e i controlli sono diretti più a sostenere le nuove iniziative che ad escludere quelle che incontrano difficoltà nella fase iniziale
12. I settori già attivi e che possono essere considerati come degli embrioni del sistema alternativo sono numerosi: commercio equo e solidale, le diverse esperienze di finanza ed assicurazione etica e di microcredito, come banche etiche e mutue autogestione, gruppi di collaborazione in base a principi di cooperazione e solidarietà, gruppi di acquisto solidali, gruppi che praticano i bilanci di giustizia, altre forme organizzate di consumo critico, esperienze di turismo responsabile, esperienze di riuso e riciclo di materiali e risorse, attività di ricerca e applicazione di energie rinnovabili, agricoltura biologica.
13. Dagli stessi presupposti dell’altra economia nasce “l’altra informazione”, modello diverso di comunicazione costituita in modo orizzontale, che può veicolarne le teorie e le pratiche. Si tratta di uno strumento per operare scelte consapevoli ed etiche in campo comunicativo, e realizzare servizi di cui tutti possano beneficiare: sia come produttori che come fruitori. La condivisone dei saperi e delle tecnologie è alla base della costruzione di media liberi ed autogovernati come: radio democratiche e comunitarie, tv di strada, software libero, sistemi open source, editoria libera, laboratori di comunicazione partecipata, ecc. Rientrano, inoltre, tra le attività di altra economia, esperienze e attività artistico/espressive e di promozione culturale che si ispirino, nei contenuti, nella forma e nelle modalità produttive, ai principi espressi in questa carta.
14. A questo si aggiungono tutte quelle esperienze di attività e di reti con le quali da tempo collaborano nel Sud del mondo le organizzazioni firmatarie. In particolare si possono qui ricordare le organizzazioni di contadini ed artigiani che realizzano progetti comunitari, le aree investite da iniziative diffuse di microcredito, le zone dove si concentrano più attività diverse di economia alternativa che iniziano a integrarsi tra loro, aumentando la loro capacità di attrazione di altre iniziative rispondenti ad analoghi criteri
15. Nel quadro dell’altra economia è iniziata l’elaborazione di stili e modelli alternativi, di vita, di produzione e di consumo, di evoluzione e di diffusione, che possano essere ampiamente condivisi e che garantiscano la massima partecipazione delle popolazioni alle scelte. Questi schemi non sono ancora definitivi, anzi si tende a integrarli con esperienze provenienti dal basso e prive di qualunque potere. Esperienze differenti che, nello sperimentare pratiche dell’altra economia, non possono essere imposte a nessuno e dovranno essere modificate man mano si accumulano e si collegano tra loro, fermo restando il principio dell’assoluto rispetto delle culture di ogni luogo.