Nella giornata inaugurale di FITCUBA 2014, la Fiera turistica cubana in corso all’Avana, va segnalato l’intervento di Taleb Rifai, Segretario generale dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, nel quale – oltre all’esaltazione quasi di rito delle progressive sorti e magnifiche del turismo mondiale – si è potuto cogliere l’intento di valorizzare alcuni elementi in grado di sottrarre l’industria vacanziera alla omologazione soffocante che nel corso degli anni ha reso ogni destinazione sempre più simile alle altre.
Cuba è senza dubbio il palcoscenico ideale per provare a tracciare una rotta diversa, costituendo una realtà a parte nel panorama mondiale per le note caratteristiche storico-politiche, che però non hanno interferito con l’eccellenza sul piano delle attrattive turistiche che l’isola può vantare.
Taleb Rifai ha iniziato, come il ruolo gli impone, a delineare alcuni dei principali trend globali del turismo, e le maggiori sfide che esso è chiamato ad affrontare, ovvero i cambiamenti climatici e le gravi crisi politiche mondiali. Fattori, tuttavia, che non hanno impedito al turismo di registrare un tasso di crescita del 5% nel 2013, in controtendenza con molti altri settori economici: oltre un milione e ottocentomila di arrivi internazionali rappresentano un ulteriore passo verso il traguardo dei 2 miliardi di turisti fissato dalla stessa OMT per i prossimi anni.
È cambiata però la composizione di questi flussi: i mercati emissori si sono nettamente spostati a oriente, con la Cina che ha fatto registrare un incremento del 26%, seguita da Russia e Brasile. Inoltre, le destinazioni con maggior successo nel 2013 sono ubicate nella regione del Sud-est asiatico, cresciuta dell’11% come preferenze dei visitatori; a seguire, l’Europa meridionale con un ottimo +7%, mentre anche l’Africa ha avuto buoni risultati, partendo (ma non è purtroppo una novità) da livelli molto inferiori.
Oltre a quello accennato, altri due cambiamenti hanno caratterizzato l’industria turistica nell’anno precedente: il forte aumento del ruolo della tecnologia nell’acquisto di servizi turistici e la conseguente riduzione delle attività di intermediazione (ormai un turista su tre contatta direttamente la struttura ricettiva prescelta); il netto mutamento del profilo del viaggiatore, divenuto in generale più consapevole e meno disposto a farsi rinchiudere in schemi predeterminati, preferendo conoscere le realtà visitate facendo esperienze dirette e sempre più autentiche. In questo è probabilmente rilevante la diminuzione dell’età media dei turisti: circa 320 milioni sono giovani (fino ai 29 anni).
Quanto alle sfide del turismo, le infrastrutture devono diventare più “friendly”: la gente sopporta sempre meno di dover fare file interminabili in un aeroporto o in un consolato per ottenere il visto di entrata nel paese che si vuole visitare (lo richiede in media il 66% degli Stati mondiali, molto meno quelli dell’Asia del sud-est…). Naturalmente in questo ambito rientra anche il tema della accessibilità della rete internet, che peraltro si allaccia a quanto sopra accennato in relazione al ruolo crescente delle tecnologie dell’informazione anche nella gestione del turismo.
Infine, l’impatto fiscale va ridotto: è facile per i governi tassare il turismo in vari modi per fare cassa, ma è poco lungimirante. Al contrario, l’adozione di interventi mirati negli ambiti sopra individuati potrebbe portare alla creazione di molti nuovi posti di lavoro.
Venendo al caso cubano, il Segretario della OMT ha riconosciuto che si tratta di una destinazione di successo, cresciuta del 30% nell’ultimo ventennio. Fedele alla regola del tre, anche qui Taleb Rifai ha individuato 3 aspetti critici: l’accessibilità del trasporto aereo (per molti mercati c’è il deterrente di fare voli di dodici ore e più per raggiungere L’Avana); la fragilità insulare correlata alla questione del clima; l’equità sociale: come in molti paesi economicamente svantaggiati, è cruciale massimizzare l’area dei beneficiari del turismo, riducendo il più possibile il leakage dei profitti – fenomeno ben noto ogni qualvolta entrano in gioco attori imprenditoriali non locali.
Certamente Cuba ha tutte le capacità in termini di know-how turistico per coniugare crescita e sostenibilità, ma ha bisogno dell’aiuto degli altri paesi per raccogliere le ingenti risorse necessarie a perseguire un obiettivo così ambizioso.