Si è tenuto a Bologna il 22 maggio il forum annuale dell’Associazione Italiana Turismo Responsabile, dedicato ai cambiamenti in atto nel turismo. Di particolare interesse è, per AITR, esplorare cause e direzione della crescente attenzione che in Italia e nel mondo riscuotono da alcuni anni i temi della sostenibilità e della responsabilità applicati al mondo dei viaggi. AITR in questi anni ha svolto una missione dedicata alla diffusione delle idee del turismo responsabile, ma oggi è chiamata a collaborare con Stati e con enti pubblici per l’implementazione dei principi di turismo responsabile nei progetti di sviluppo turistico dei territori e delle destinazioni: sono ormai parecchi i Comuni italiani che chiedono la collaborazione di AITR nel formulare le loro politiche in materia, così come in alcuni Stati, come ad esempio nel Myanmar, si stanno affermando linee di sviluppo incentrate sul rispetto e la pratica dei principi e delle regole del turismo responsabile. Al forum hanno partecipato delegazioni straniere, da quella birmana a quella giapponese, ed ha tenuto una lectio magistralis il professor Harold Goodwin, un’autentica autorità nello studio del turismo responsabile, nonché fondatore dell’International Centre for Responsible Tourism di Leeds. Il forum è stato animato da una tavola rotonda, presieduta dal coordinatore del Comitato scientifico di AITR Alberto Dragone e dalla giornalista Iaia Pedemonte, alla quale hanno preso parte studiosi di alto profilo come i docenti universitari Patrizia Battilani e Mara Manente, il rappresentante del Fondo Ambiente Italiano Luca Chiarini, la studiosa Flavia Coccia di SiCamera, gli esperti del Ministero degli Esteri e del Ministero del Turismo Emanuela Benini e Ottavia Ricci, la presidente di APT Servizi Emilia Romagna Liviana Zanetti e il presidente dell’Organizzazione Internazionale Turismo Sociale Europa Fabrizio Pozzoli, oltre al presidente di AITR Maurizio Davolio. Sono intervenuti anche i componenti del gruppo giapponese Hasekura, invitati al festival “Itacà”, per raccontare la loro esperienza e per partecipare al turismo di comunità che si va sviluppando dell’Appennino reggiano.