È da qualche anno che la monarchia dell’Arabia Saudita fa parlare di sé, grazie al formidabile impulso dato alla propria economia anche in settori che tradizionalmente non vedevano una forte presenza di imprese saudite. Ma la trasformazione della inospitale penisola arabica è ormai incessante, e avviene a qualsiasi costo, anche umano e ambientale.
Infatti, dagli amici di Greenme veniamo a sapere di un progetto definito “ambizioso quanto folle”, o viceversa, che ha l’obiettivo di realizzare metropoli completamente artificiali e sostenibili, alimentate da energia solare ed eolica.
Un’attenzione particolare desta la progettata creazione di un’isola artificiale, Sindalah, con hotel e porti di lusso, e di una località montuosa dove si svolgeranno i giochi invernali asiatici nel 2029.
Nonostante la sbandierata sostenibilità che dovrebbe ispirarlo, il progetto ha sollevato preoccupazioni riguardo all’utilizzo effettivo di energie rinnovabili e ai potenziali impatti ambientali.
Inoltre ha incontrato resistenza da parte delle popolazioni locali, come gli Howeitat, che si sono opposti allo sgombero delle loro terre ancestrali: sembra che ambienti ONU abbiano denunciato esecuzioni e incarcerazioni di membri di alcuni clan di questa tribù.
Questa notizia riporta alla mente l’epopea della cosiddetta Rivolta Araba, promossa tra il 1916 e il 1918 da una figura da sempre avvolta nel mito: Thomas Edward Lawrence.
Meglio noto come Lawrence d’Arabia, narrò le incredibili vicende che lo videro protagonista in un’opera a cavallo tra memoriale e romanzo, I sette pilastri della saggezza, nel quale dette ampio spazio alla descrizione della cultura e dei costumi dei popoli arabi, a loro volta protagonisti di un’impresa politico-militare destinata ad essere sacrificata sull’altare degli interessi strategici dell’Impero britannico.
Una delle tribù arabe di maggior interesse etnologico erano proprio gli Howeitat, così descritti da Lawrence: «Erano venuti dall’Hejaz [la regione dell’Arabia più importante dal punto di vista storico-religioso, sorgendovi le città sante della Mecca e di Medina], secoli prima, ed i loro clan nomadi si gloriavano di essere beduini di pura razza».
Naturalmente cent’anni fa il linguaggio, e i concetti sottesi, non erano mitigati dal politically correct… ciò nonostante Lawrence, era un profondo conoscitore degli Arabi e nutriva per loro grande stima e rispetto.
Rispetto di cui, purtroppo, gli esponenti della dinastia saudita oggi al potere a Riad difettano in radice.